Miscela araba

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Dal 3 all'8 aprile torna il «Middle East Now»

Torna il «Middle East Now» ed è davvero una bella notizia per Firenze. Perché il festival dedicato al cinema e alle arti visive del Medio Oriente, quest’anno alla sua quarta edizione (all’Odeon e allo Stensen dal 3 all’8 aprile), è riuscito in poco tempo a rivoluzionare il panorama dell’offerta culturale cittadina. Come? Non proponendosi come l’ennesimo festival di cinema, ma come un evento «diffuso», che prende anima nel corpo vivo della città dislocandosi in vari spazi sapientemente scelti, e come un vero e proprio incubatore della contemporaneità, capace di sovrapporre esperienze e linguaggi diversi: cinema e gastronomia, informazione e intrattenimento, multimedialità e attitudini performative, respiro internazionale.

Lisa Chiari e Roberto Ruta, che con la loro associazione «Map of Creation», hanno inventato e fatto crescere un festival di cui Firenze e la Toscana avevano bisogno, sono convinti che rivolgere lo sguardo al Medio Oriente attraverso questa nuova ottica possa predisporre tutti quanti a superare la visione stereotipata che spesso si ha di questo travagliato e affascinante pezzo di mondo: «Il Middle East Now muove dalla necessità di raccontare la qualità e la bellezza che il Medio Oriente produce — spiega Chiari — con i suoi colori, le sue scoperte, le sue immagini e le mille storie che i suoi artisti riescono a regalarci. Senza dimenticare, però, che dietro ogni storia o immagine ci sono le persone vere. Così, anche se il cinema e le arti non cambiano il mondo, possono però farci pensare e riflettere diversamente». Nel ricchissimo programma, composto da quarantaquattro film (in maggioranza documentari), quasi tutti in prima italiana, spiccano: il titolo d’apertura Zaytoun, la toccante storia dell’amicizia tra un bambino palestinese e un pilota israeliano durante la guerra civile del Libano; Death for Sale, un thriller ambientato nel nord del Marocco (da quest’anno il festival si allarga anche al Nord Africa), In the Name of the Brother, che racconta la vita semplice e austera di una scuola coranica di Marrakech.

Dall’Iran arriva Facing Mirrors, insolito road-movie con protagonista un transessuale, mentre dal Libano proviene Jasad & The Queen of Contradictions, sulla giornalista libanese Joumana Haddad, fondatrice della prima rivista erotica del mondo arabo, che sarà a Firenze anche per presentare il suo libro Superman è arabo (Mondadori) insieme a Gad Lerner. Due le guest stars che saranno presenti al festival: il fotografo marocchino Hassan Hajjaj e la graphic designer libanese Rana Salam. Hajjaj, giovane artista emergente già molto amato in Occidente per le sue immagini di donne africane «sedotte» dalla cultura consumistica, presenterà il 5 aprile all’Aria Art Gallery (Borgo SS. Apostoli) il suo nuovo progetto VogueArab, una rilettura ironica dell’iconografia del magazine Vogue. Ecco allora Karina, una marocchina con velo «taroccato» e firmato Gucci, quattro donne africane su moto vintage, o donne a passeggio a Marrakech vestite come se fossero a una sfilata. Salam sarà invece protagonista di un pop up shop in cui saranno presentati alcuni dei suoi oggetti più chic.

Marco Luceri02 aprile 2013 (modifica il 03 aprile 2013)© RIPRODUZIONE RISERVATA