IL FILM DELLA SETTIMANA

Gli amanti passeggeri

Un volo diventa l'occasione, per tutti i passeggeri, per aprirsi verso gli altri e per fare i conti anche con se stessi

IL FILM DELLA SETTIMANA

Gli amanti passeggeri

Un volo diventa l'occasione, per tutti i passeggeri, per aprirsi verso gli altri e per fare i conti anche con se stessi

Regia: Pedro Almodovar; Interpreti: Antonio de la Torre, Ugo Silva, Miguel Angel Silvestre, Laia Martì; Sceneggiatura: Pedro Almodovar; Fotografia: José Luois Alcaline; Musiche: Alberto Iglesias; Montaggio: José Salcedo; Scenografia: Antxon Gomez; Costumi: Tatiana Hernandez; Produzione: El Deseo S. A.; Distribuzione: Warner Bros.. Spagna, 2013, 90'.

In Toscana è in queste sale: Firenze: Colonna, Flora, Principe, Uci; Campi Bisenzio: Uci; Empoli: Excelsior; Livorno: Quattro Mori, The Space; Massa: Splendor; Montecatini: Imperiale; Montevarchi: Cine8; Pisa: Nuovo; Pistoia: Lux; Poggibonsi: Garibaldi; Pontedera: Cineplex; Prato: Eden, Omnia Center; Santa Croce sull'Arno: Lami; Scandicci: Cabiria; Viareggio: Politeama.

Pedro Almodovar si è fatto prendere dalla nostalgia. Dimenticate gli azzardi grazie a cui ci aveva stupito con il precedente thriller metafisico «La pelle che abito». Il regista spagnolo stavolta, con «Gli amanti passeggeri», ha optato per una commedia piccola e scoppiettante, andando a raccontare come un gruppo di squinternati personaggi, in volo per Città del Messico, si trovano in una condizione di pericolo a causa di un guasto tecnico. Mentre i piloti fanno il possibile per trovare una soluzione con i loro colleghi della Torre di Controllo, gli assistenti di volo e il responsabile di cabina tentano di tenere a bada la situazione e di garantire ai passeggeri «il miglior viaggio possibile».

Ma la vita tra le nuvole è tanto complicata quanto quella sulla Terra e allora il volo diventa l'occasione, per tutti, per aprirsi verso gli altri e per fare i conti anche con se stessi. In questo viaggio senza meta, metafora forse di una nazione (la Spagna) e di un'epoca (la nostra) falcidiate dalla crisi, dove è sempre più difficile trovare la bussola, Almodovar tenta di recuperare la sfrenata libertà creativa dei suoi esordi, quando nel post-franchismo dei primi anni '80 una generazione assaporava per la prima volta il gusto per la libertà e la trasgressione. Peccato, però, che i tempi di «Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio» o di «Matador» siano davvero troppo lontani e che lo stile di Almodovar, diventato sicuramente più raffinato, ma anche molto più laccato, non sia più capace di coniugare certe trovate espressive a un'idea di cinema che possa sorreggerle.

Insomma, non bastano l'esibizione festosa dei clichés gay, il cromatismo esagerato, i siparietti musicali, le battute tra il triviale e lo scatologico, eros&tanatos, per essere davvero vitale perché alla fine il film appare troppo programmatico, privo di guizzi e di autentiche sorprese. Certo, in alcuni passaggi si ride, e anche di gusto, ma si tratta di episodi seminati qua e là, troppo poco per trasformare il tono de «Gli amanti passeggeri» in un'autentica farsa. Manca il “quid”, insomma, a questo nuovo film di Almodovar. Ed è l'ennesima dimostrazione di come al declino commerciale del proprio cinema non si debba rispondere con la nostalgia. Perché può giocare brutti scherzi.

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