IL FILM DELLA SETTIMANA
Bling Ring
Di mattina sono docili ragazzetti, di notte si trasformano in astuti ladri d'appartamento, anzi di ville delle star
Regia: Sofia Coppola; Interpreti: Emma Watson, Israel Broussard, Katie Chang, Taissa Farmiga, Claire Julien; Sceneggiatura: Sofia Coppola; Fotografia: Harris Savides; Musiche: Daniel Lopatin; Montaggio: Sarah Flack; Scenografia: Anne Ross; Costumi: Stacey Battat; Produzione: American Zoetrope; Distribuzione: Lucky Red. USA, 2013, 90'.
In Toscana è in queste sale: Firenze: Fiorella, Fulgor, Odeon, Uci; Campi Bisenzio: Uci; Empoli: Excelsior; Livorno: The Space; Lucca: Italia; Massa: Splendor; Montecatini: Imperiale; Montevarchi: Cine8; Pisa: Odeon; Pistoia: Globo; Pontedera: Cineplex; Prato: Omnia Center; Santa Croce sull'Arno: Lami; Viareggio: Odeon.
Il sole non tramonta maisulle sacre colline di Los Angeles, almeno non per un gruppetto di ragazzini belli, ricchi, iperconnessi e sempre all'ultima moda. Loro sono Marc, Rebecca, Sam, Chloé, Emily, Ricky e Laurie e sono la banda del «Bling Ring». Di mattina sono docili ragazzetti, di notte si trasformano in astuti ladri d'appartamento, anzi di ville, e in particolare di quelle sontuose e molto penetrabili appartenenti ai divi dello star-system cine-tele-pop americano. Sono esistiti davvero, tanto che Sofia Coppola qualche anno fa ne lesse le «mirabili» gesta su Vanity Fair e decise di farne un film. Promessa mantenuta, con un pizzico di ambizione, tanto che «Bling Ring» ha aperto quest'anno la sezione Un Certain Regard all'ultimo Festival di Cannes.
Di vacuità in vacuità sembra andare la celebre regista americana, dall'accidia esistenziale del precedente «Somewhere» alla candida mostruosità di questa banda di scalcagnati piccoli Re Mida (che fanno il paio con le ragazzine-gangster di «Spring Breakers» di Harmony Korine), figure autoreplicantesi di un immaginario senza fine, quello del lusso e del narcisismo più sfrenato, in cui l'azione si erge (per così dire) alla stregua di una coazione a ripetere, frutto di un gusto per il possesso (solo apparentemente proibito) che diventa tale solo perché replicabile. I ragazzi di Bling Ring sono in fondo dei puri collezionisti moderni, che si impadroniscono di un oggetto perché vissuto non solo come status-symbol, ma soprattutto come icona che va posseduta perché in fondo è già stata fatta propria, già consumata come immagine mediatica.
Tutto per il desiderio di esserci, di apparire, di avere, di vivere comunque al di sopra di ogni limite. Sofia Coppola ha intuito la tragica grandiosità che si nasconde dietro tutto ciò e l'ha trattata con astuta ironia – che in alcuni tratti diventa purtroppo superficialità - consegnandoci tante immagini rubate (da finte videocamere di sorveglianza, dai filmati d'epoca, ecc.) in forma di semi-documentario, con uno stile ipperealista che trascolora, nell'ultima parte del film, in un insostenibile e coloratissimo reality-show. E' lo star-system, bellezza, e non possiamo farci nulla.