IL FILM DELLA SETTIMANA

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Sembra un'innocua commedia romantica indiana ma è davvero capace di farci aprire gli occhi sul mondo dei sentimenti umani

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IL FILM DELLA SETTIMANA

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Sembra un'innocua commedia romantica indiana ma è davvero capace di farci aprire gli occhi sul mondo dei sentimenti umani

Regia: Ritesh Batra; Interpreti: Irrfan Khan, Nimrat Kaur, Nawazuddin Siddiqui; Sceneggiatura: Ritesh Batra; Fotografia: Michael Simmonds; Musiche: Max Richter; Montaggio: John Lyons; Scenografia: Shruti Gupte; Produzione: Sikhya Entertainment, Dar Motion Pictures; Distribuzione: Academy 2. India/Francia/Germania, 2013, 105'.

In Toscana è in queste sale: Firenze: Stensen; Pisa: Arsenale.

A prima vista sembrerebbe un'innocua commedia romantica indiana. Attenzione, però, perché questa stuzzicante opera prima – tra le rivelazioni della Semaine de la Critique all'ultimo Festival di Cannes – è davvero capace di farci aprire gli occhi sul mondo dei sentimenti umani, grazie a una storia originale, raccontata con un tocco di malinconica ironia e senza mai una caduta di stile. Mumbai, oggi: una consegna sbagliata nell'efficientissimo sistema di smistamento dei «portapranzo» (i famosi «Mumbai Dabbawallahs», uomini che corrono da una parte all'altra con i loro risciò pieni di contenitori colorati), mette in contatto la giovane casalinga in crisi Ila - madre di una bambina e moglie di un uomo che non la desidera più - con Saajan, un solitario e attempato vedovo, che lavora come funzionario in un ministero.

I due iniziano a scambiarsi biglietti sempre più affettuosi e così, mentre gustose ricette solleticano il palato, i pensieri d'amore iniziano a prendere forma. Il film di Ritesh Batra va all'essenza del genere, presentandoci un uomo e una donna le cui vite più lontane non potrebbero essere, ma che il caso pian piano fa avvicinare, soprattutto perché entrambi sono scontenti della vita che conducono. Il mistero dell'altro rappresenta per Ila e Saajan un appiglio, un modo di aggrapparsi alla possibilità di un'esistenza diversa, più sincera, più felice di quella – piuttosto grigia – a cui la vita stessa sembra averli costretti. È così che la curiosità si trasforma pian piano in desiderio, un sentimento che riempie il vuoto, scalda il cuore e spinge entrambi a un passo che mai avrebbero pensato di compiere. Batra segue i suoi personaggi da vicino, partecipando con la sua cinepresa al loro graduale avvicinamento, aprendo però il film anche a un respiro più ampio, dove entrano in gioco temi importanti quali la solitudine, l'alienazione, le disuguaglianza e il peso di una società ancora pericolosamente sospesa tra tradizione e modernità. Efficaci in tal senso appaiono sia i personaggi secondari (dalla zia di Ila, che è solo una voce, al petulane ma sincero apprendista Shaikh) sia la calibratissima sceneggiatura, molto asciutta e piena di battute pungenti e ad effetto.

Marco Luceri
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