il film della settimana
To the wonder
Tra le pellicole più bistrattate all'ultima Mostra di Venezia, è un viaggio fra sentimenti fede e natura
Regia: Terrence Malick; Interpreti: Ben Affleck, Olga Kurylenko, Rachel McAdams, Javier Bardem; Sceneggiatura: Terrence Malick; Fotografia: Emmanuel Lubezki; Musiche: Hanan Townshend; Scenografia: Jack Fisk; Costumi: Jacqueline West; Produzione: Redbud Pictures; Distribuzione: 01. USA, 2012, 112'.
In Toscana è in queste sale:Firenze: Fiorella, Principe; Campi Bisenzio: Uci.
Tra i film più bistrattati all'ultima Mostra di Venezia, dove era stato presentato in concorso, il nuovo film del grande Terrence Malick è un viaggio per voci e immagini lungo i sentieri sconosciuti della vita, dei sentimenti, della fede, della natura. La cornice è quella di un dramma sentimentale: l'amore tra l'americano Neil e l'ucraina Marina non poteva sbocciare con una cornice migliore: la «Meraviglia dell'Occidente», come chiamano Mont St. Michel, in Francia.
Ci sono tutte le premesse perché questo amore duri per sempre. In effetti, dopo due anni, i due vanno a vivere in Oklahoma, vicino al paese natale di Neil, e qui la vita sembra scorrere tranquilla. Tuttavia, nel loro animo qualcosa si spezza. In maniere differenti, entrambi avvertono che il loro rapporto non li appaga più e quella passione travolgente che li aveva così tanto avvicinati, ora sta lasciando spazio a una distanza incolmabile. Marina cerca conforto in un prete cattolico, Quintana, che si rivela altrettanto in preda a una crisi spirituale; mentre Neil vede riaffacciarsi all'orizzonte lo spettro di una vecchia fiamma, Jane. Qual è allora la scelta da fare: seguire una nuova passione incipiente, 'naturale e semplice' o accettare che un amore possa mutare anche come non si vorrebbe? Siamo di fronte a un film che dimostra forse più di ogni altro il disinteresse di Malick per la coerenza logica del cinema narrativo, tanto che i dialoghi sono quasi inesistenti e l'uso della voce over tente a soggettivizzare il più possibile il racconto, che diventa gradualmente un lungo, complesso e plurale «stream of consciousness».
«To the Wonder» diventa così un affresco sul “meraviglioso” (nel senso più proprio del termine, come suggerisce il titolo), quella zona di confine tra Natura e Cultura che da sempre affascina il regista americano. Non si tratta dunque – come hanno scritto in molti, un po' banalmente – di un film inutilmente estetizzante e calligrafico, ma di un altro tentativo di lavorare sul “visibile” del cinema, anche in un mondo e in un'epoca ormai disabituata a cogliere gli elementi del sacro - e quindi del meraviglioso - nelle immagini (non era forse questo uno dei temi centrali, e più provocatori, del precedente «The Tree of Life»?). Sta nella forza visionaria ed evocativa di un cinema irriducibile a tutto la bellezza dei film di Malick. Ma la bellezza, più di ogni altra cosa, va ricercata, soprattutto quando sembra introvabile.