IL FILM DELLA SETTIMANA
Blu Jasmine
Il colore di una malinconica deriva, interpretato strepitosa di Cate Blanchett
Regia: Woody Allen; Interpreti: Cate Blanchett, Alec Baldwin, Sally Hawkins; Sceneggiatura: Woody Allen; Fotografia: Javier Aguirresarobe; Montaggio: Alisa Lepselter; Scenografia: Santo Loquasto; Costumi: Suzy Benzinger; Produzione: Perdido Productions; Distribuzione: Warner Bros. USA, 2013, 98'.
In Toscana è in queste sale:Firenze: Adriano, Fiorella, Fulgor, Principe, The Space; Campi Bisenzio: Uci; Livorno: The Space; Massa: Splendor; Montecatini: Imperiale; Montevarchi: Cine8; Pisa: Nuovo; Pistoia: Lux; Poggibonsi: Garibaldi; Pontedera: Cineplex; Prato: Eden, Omnia Center; Santa Croce sull'Arno: Lami; Scandicci: Cabiria; Sesto Fiorentino: Grotta; Siena: Nuovo Pendola; Viareggio: Politeama.
C'era da aspettarselo – e, in fondo, anche augurarselo – che dopo la lunga «vacanza europea» degli anni Duemila (Londra, Barcellona, Parigi e Roma), passata con alterne fortune, Woody Allen tornasse nell'amata/odiata America per il suo nuovo film. E così è stato, ma forse un ritorno così amaro e disincantato come quello rappresentato da «Blue Jasmine» nessuno poteva prevederlo. Già, perché la Jasmine del titolo è un monumento ai fallimenti umani, al più triste ripiegamento su se stessi, alla più infelice condizione esistenziale, quella a cui si autocondanna «chi si volta sempre dall'altra parte», chi, insomma, cerca di nascondersi dietro vane e fragili certezze. È proprio quello che capita a questa bella, elegante e molto snob signora newyorkese con appartamento affacciato su Park Avenue, a cui un bel giorno – per colpa di un marito ladro ed evasore – viene tolto tutto.
Decide così di ricominciare da zero e di trasferirsi nel modesto appartamento della sorellastra Ginger a San Francisco, per cercare di dare un nuovo senso alla propria vita. Sulla West Coast troverà un mondo lontanissimo da quello dorato a cui era abituata. Il corto circuito a cui la depressa e instabile Jasmine (arriva a San Francisco prigioniera del proprio personaggio newyorkese, stordita dagli psicofarmarci e perennemente in cerca di vodka&martini) viene sottoposta si prolunga per tutto il film, che diventa così un progressivo e terribile svelamento dei crimini&misfatti che reggono il gioco sociale delle apparenze. Allen ci mette dentro tutta la sua maestria per costruire una storia dal tono drammatico e dalla forte valenza morale, nel racconto di una vanità tanto incosciente quanto sconfinata e paradossale, che molto ha a che fare con certa tradizione drammaturgica americana (Tennesse Williams su tutti). Il film – che alterna passato e presente - scava a fondo nella personalità di questo personaggio bello e dannato anche grazie alla strepitosa prova di Cate Blanchett e della sua recitazione nevrotica, che trasforma Jasmine in un corpo continuamente percorso da mille fremiti. Il blu del titolo non può che essere, a questo punto, quello che è sempre stato: il colore di una malinconica deriva.