il film della settimana
Quando meno te lo aspetti
Il pregio del film sta paradossalmente nei suoi limiti, e cioè nel fornire allo spettatore le tracce visibili di un mondo narrativo perfettamente riconoscibile
Regia: Agnès Jaoui; Interpreti: Jean-Pierre Bacri, Agnès Jaoui, Agathe Bonitzer, Arthur Dupont; Sceneggiatura: Agnès Jaoui, Jean-Pierre Bacri; Fotografia: Lubomir Bakchev; Musiche: Fernando Fiszbein; Scenografia: François Emmanuelli; Produzione: Les Films A4, France 2 Cinéma, Memento Films; Distribuzione: Lucky Red. Francia, 2013, 112'.
In Toscana è in queste sale: Firenze: Fiorella; Campi Bisenzio: Uci; Livorno: Grande; Pisa: Arsenale; Pistoia: Roma; Prato: Eden.
Quello di Agnès Jaoui, attrice e regista francese di cui molti ricorderanno il precedente «Il gusto degli altri» (2000), è un cinema di destini incrociati. Anche questo nuovo film non sfugge alla «regola»: la giovane Laura crede nei segni del fato e aspetta il suo principe azzurro; a una festa incontra Sandro, esattamente l'uomo dei suoi sogni. Tuttavia, quando Laura pensa di aver trovato il ragazzo giusto ecco che incontra Maxime. Nel frattempo, Sandro deve fare i conti con le improvvise stranezze di suo padre Pierre che, imbattutosi in Irma durante un funerale, si è ricordato che anni prima lei gli aveva predetto la data della sua morte e ora non riesce più a fare progetti, né con la nuova compagna Eleonore, né con il figlio. Intorno a loro una variopinta compagnia di personaggi è alle prese con i propri rispettivi problemi, tutti coinvolti nel vorticoso e insensato gioco della vita.
Giocando con la natura stessa del racconto fiabesco (il titolo originale del film è «Au bout de conte»), Jaoui ripropone dunque, con minime variazioni, uno schema già ben collaudato, che la dice lunga sulla capacità del cinema francese contemporaneo di produrre il cosiddetto «film medio» (i lettori di questa rubrica sanno che ogni tanto ritorniamo sull'argomento). Racconto corale e sceneggiatura molto composita, strutturati intorno a una coralità di personaggi, ambientazione parigina spiccatamente borghese, intrecci sentimentali che attraversano, tra dramma, farsa e accenti comici, un mondo segnato dalla cecità del destino, nostalgie varie e citazioni cinefile (in questo caso Jean Cocteau e Jacques Demy) piazzate nei momenti topici. Tutto piuttosto gradevole anche se rispetto ai precedenti film Jaoui è un po' meno generosa in termini di colpi di scena, ma in «Quando meno te lo aspetti» il gioco del ribaltamento continuo è quello tra sogno e realtà, amara e divertita riflessione sui tanti miti fuori tempo che segnano l'immaginario collettivo (come l'agognata figura del «principe azzurro»). Il pregio del film – come di tutti quelli che gli assomigliano – sta paradossalmente nei suoi limiti, e cioè nel fornire allo spettatore le tracce visibili di un mondo narrativo perfettamente riconoscibile, in cui accomodarsi comodamente come in un salotto di casa. Questo è di sicuro un bene per il mercato (il cinema francese scoppia di salute, in patria e all'estero), ma alla lunga – attenzione mes amis! - le formule vincenti si logorano.