il live
Il folk-rock made in Rome a Firenze
Domenica 10 marzo al Nof Gallery di Borgo San Frediano il Muro del Canto
Quando Firenze mette il naso un po’ fuori dal suo guscio, riesce a fare scelte interessanti. Come quella di chiamare il Muro del Canto per un live, domenica 10 marzo al Nof Gallery di Borgo San Frediano. Quale posto migliore dell’Oltrarno in effetti, per un gruppo folk (e molto rock) romano come loro, che dà nuova vita alla scuola dei canti popolari e mischia con notevole sapienza imprescindibili radici ad altrettanto necessaria contemporaneità. I sei - Daniele Cocci, ex Surgery (voce e testi); Alessandro Pieravanti, percussioni, voce narrante e testi; Giancarlo Barbati alla chitarra elettrica, Ludovico Lamarra e Eric Caldironi, a basso e chitarra acustica, Alessandro Marinelli alla fisarmonica – hanno scelto il capoluogo toscano per celebrare la fine della registrane, a Volterra, del nuovo album.
Quello d’esordio, «L’Ammazzasette», ha venduto 2500 copie, e in barba a chi non crede più al supporto-cd, 2000 sono stati vendute solo a margine dei live. Inutile dire che il gruppo in terra romana macina date su date, accompagnato da un pubblico fedele. Speriamo che nessuno si offenda per la ‘festa fuori casa’. «Ma no, perché dovrebbero – risponde Alessandro Pieravanti – È vero, anticiperemo brani del nuovo disco, ma sono canzoni che già in qualche modo abbiamo inserito all’interno dei live nel tempo. E poi spesso i fan ci seguono in trasferta: quest’estate ci hanno fatto due sorprese a Manduria e Benevento, e online vedo che già si stanno organizzando anche approdare a Firenze…». Niente paura dunque per il pubblico toscano, nonostante le sue ritrosie verso il romanesco: «Non abbiamo paura che il nostro sia un linguaggio poco digeribile. Innanzitutto non è un romano arcaico o incomprensibile, e poi è una lingua già sdoganata… insomma, ‘dalla tv al cinema, da Sordi ai Cesaroni’…».
Di sicuro tra gli spettatori ci sarà chi già li conosce, e poi si spera di spargere la voce. «Credo nel potere della genuinità. Il pubblico percepisce quando la scrittura è diretta, senza artificio e forzatura. A Roma giochiamo in casa, qui c’è una bella sfida, un bel brivido». E attenzione, vade retro ai guru del messaggio: «Quando l’autore decide di veicolare un messaggio a tutti i costi – continua Pieravanti – finisce per incrinare la storia. Il bello delle storie invece, sta proprio nel fatto che riescano a comunicare qualcosa in maniera autonoma. Si può parlare davvero di tutto, basta non avere la presunzione di essere degli opinion leader». Per questo i brani de il Muro del Canto sono come capitoli di un libro, fotogrammi di un racconto fatto di personaggi che animano i testi di nota in nota. Proprio come la serie di video in bianco e nero che hanno realizzato insieme a Solobuio, ricchi di caratteri che si ritrovano in ogni clip, creando un vero e proprio racconto. «L’ultimo che abbiamo lanciato fa intuire chiaramente le attenzioni un po’ troppo particolari di un prete nei confronti di una ragazzina: il giorno dopo si è dimesso il Papa. Scherzando, lo abbiamo definito profetico!». Bianco e nero, atmosfere neo realiste (non definitele pasoliniane, per carità, troppe «recensioni» hanno abusato dell’aggettivo), storie senza paternali: questa la ricetta del folk rock made in Rome. E in Toscana, che artisti apprezzano? «A me piace molto Rondelli – dice Pieravanti – la Bandabardò, che ha una grande capacità comunicativa. Beh, e poi fermi tutti, uno dei più grandi cantautori italiani: Paolo Benvegnù!».
08 marzo 2013© RIPRODUZIONE RISERVATA