Milano, 1 marzo 2014 - 22:47

Snowpiercer

Un treno come futuribile arca di Noè, le classi sociali divise in carrozze. Lo sguardo d'autore di Bong cucina
un fantasy che rilegge la lotta tra Bene e Male

di Marco Luceri

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FIRENZE - L'apocalittico futuro che ci attende ha la forma di un treno lanciato a folle velocità verso una destinazione ignota, in un mondo di ghiaccio senza vita. 2031: dopo il fallimento di un esperimento per contrastare il riscaldamento globale, una vera e propria Era Glaciale stermina tutti gli abitanti del pianeta Terra. Gli unici sopravvissuti sono i viaggiatori che hanno lottato con tutte le loro forze per procurarsi un biglietto ed aggiudicarsi un posto a bordo dello «Snowpiercer», un treno che fa il giro del mondo e che trae energia da un motore in moto perpetuo.

È l'unico mezzo che garantisce la sopravvivenza, diventando un microcosmo di società umana diviso in classi sociali: i più ricchi nei lussuosi vagoni anteriori, i più poveri stipati nelle ultime carrozze. Ed è qui che cova la rivolta. C'è da scommettere che questa volta il grande regista coreano Bong Joon-ho (ospite nel 2011 a Firenze per il Korea Film Fest, che gli dedicò una retrospettiva) allargherà ancora di più la platea dei suoi ammiratori, che in Occidente lo conoscono soprattutto come autore di cult-movie come «The Host» e «Mother», e che lo attendevano al varco di una nuova, importante, prova.

Bong ha fatto anche con «Snowpiercer» quello che ci si aspettava, ha cioè riletto un genere (in questo caso il fantasy) secondo un suo personalissimo sguardo d'autore, pieno di slanci allucinatori e humor nero. Ne è venuto fuori un film con cui nei prossimi anni bisognerà necessariamente fare i conti, perché tòpoi classici come la lotta tra Bene e Male, tra ricchi e poveri, tra passato e futuro sono rivitalizzati anche grazie a una forma contemporanea che fa del melting pot culturale il suo punto di forza («Snowpiercer» segna anche un'originale collaborazione produttiva tra America, Asia ed Europa). Bong si è avvalso, ad esempio, di tre divi come Chris Evans, Ed Harris e Tilda Swinton, esaltandone l'indole più «irregolare» e inserendo le loro figure «archetipiche» in uno spazio-tempo fortemente plastico, quasi teatrale, sostenuto però da un senso del ritmo davvero ammirevole. Non c'è che dire: la ventata di freschezza creativa che (ancora) arriva dall'Estremo Oriente continua a farcene vedere delle belle, sopratutto sul terreno, fecondo, del «blockbuster d'autore».

Regia: Bong Joon-ho; Interpreti: Chris Evans, Tilda Swinton, Ed Harris; Sceneggiatura: Kelly Masterson, Bong Joon-ho; Fotografia: Hong Kyung-pyo; Musiche: Marco Beltrami; Montaggio: Steve M. Choe; Scenografia: Ondrej Nekvasil; Costumi: Catherine George; Produzione: Moho Films, Opus Pictures; Distribuzione: Koch Media. Corea del Sud, USA, Francia, 2013, 126'.

In Toscana è in queste sale: Firenze: Fulgor, The Space; Campi Bisenzio: Uci; Livorno: The Space; Massa: Splendor; Montevarchi: Cine8; Pisa: Arsenale; Pontedera: Cineplex; Prato: Omnia Center; Santa Croce sull'Arno: Lami.

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