il film della settimana
Sotto una buona stella
Negli ultimi 10 anni le maschere verdoniane hanno iniziato a immalinconirsi e a diventare sempre più crepuscolari
Guardare oggi alla filmografia di Carlo Verdone (giunto al suo film numero ventiquattro), è un po' come fare il bilancio di quello che siamo stati negli ultimi trent'anni: buoni o cattivi che siano, i suoi personaggi hanno raccontato da un punto di vista molto personale l'Italia dagli anni Ottanta a oggi, in un cinema che non ha mai seguito facili mode, né assecondato fughe in avanti, pur muovendosi su un terreno molto scivoloso come quello ereditato dalla tradizione della commedia all'italiana. Negli ultimi dieci anni – forse per il sopraggiungere dell'età e per reagire a un lento declino nei favori del pubblico – le maschere verdoniane hanno iniziato a immalinconirsi e a diventare sempre più crepuscolari.
E' il caso dell'ultimo personaggio messo in scena dal regista e attore romano: Federico Picchioni ha divorziato dalla moglie quando i loro figli erano ancora piccoli; il padre non ha mai fatto mancare nulla alla sua famiglia, tranne la propria presenza perché impegnato in una brillante carriera presso una holding finanziaria. A un certo punto, l'improvvisa morte della ex moglie e uno scandalo finanziario che lo riduce praticamente in rovina, sconvolgono la vita di Federico. Non potendo più permettersi di mantenere l'affitto dei figli, è costretto a ospitarli in casa. La convivenza si fa difficilissima, ma a portare un po' di serenità nella vita della famiglia riunita sarà Luisa (interpretata da Paola Cortellesi), la nuova vicina di casa di Federico, che fa di mestiere la “risanatrice di aziende” ed è costretta ogni giorno a licenziare molte persone. A ben guardare, dunque, anche «Sotto una buona stella» rientra a pieno in questo percorso di progressivo disincanto, in cui il rapporto tra le generazioni è quasi un dialogo tra sordi e in cui gli affetti tendono sempre più a sfilacciarsi.
Quella di Verdone è una commedia sulla responsabilità, in cui non si ride, al massimo si sorride, soprattutto grazie al duetto che l'attore romano riesce a costruire con Paola Cortellesi (Verdone è ancora oggi un formidabile “direttore” di attori), utilizzando un registro degli equivoci che funziona a meraviglia proprio perché sostenuto da una forte capacità interpretativa. C'è però un limite che questo film mostra e che torna a intermittenza nel cinema di Verdone, ovvero l'incapacità di giungere a una convincente parabola morale, perché la caricatura uniforme che tiene dentro tutti i personaggi (come notava Roy Menarini in un saggio apparso qualche anno fa, «Il cinema dopo il cinema») rischia di togliere peso a ciò che si mette in scena. Detto questo, il film di Verdone è comunque piacevole ed è parte integrante di quel cinema «medio» che in Italia non ha molta fortuna. E quando viene fuori è bene tenerne conto.
Regia: Carlo Verdone; Interpreti: Carlo Verdone, Paola Cortellesi, Tea Falco, Lorenzo Richelmy ; Sceneggiatura: Carlo Verdone, Pasquale Plastino, Gabriele Pignotta; Fotografia: Ennio Guarnieri; Musiche: Umberto Scipione; Montaggio: Claudio Di Mauro; Scenografia: Tonino Zero; Costumi: Tatiana Romanoff; Produzione: Filmauro; Distribuzione: Filmauro. Italia, 2013, 106'.
In Toscana è in queste sale: Firenze: Fulgor, Marconi, Principe, The Space, Uci; Borgo San Lorenzo: Giotto; Campi Bisenzio: Uci; Empoli: Excelsior; Figline Valdarno: Nuovo; Livorno: Quattro Mori, The Space; Lucca: Moderno; Massa: Splendor; Montecatini: Excelsior; Montevarchi: Cine8; Pisa: Odeon; Pistoia: Lux; Poggibonsi: Italia; Pontassieve: Accademia; Pontedera: Cineplex; Prato: Eden, Omnia Center; Santa Croce sull'Arno: Lami; Scandicci: Cabiria; Sesto Fiorentino: Grotta; Siena: Odeon; Viareggio: Odeon.