Milano, 21 marzo 2014 - 23:57

Jimmy P.

Il nuovo film di Arnaud Desplechin

di Marco Luceri

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Solo Arnaud Desplechin poteva realizzare un film così. Tra i più interessanti autori del cinema francese contemporaneo, con all'attivo commedie originali e imprevedibili come «Racconto di Natale» e «Re e regina», il regista transalpino ha realizzato un adattamento dell'omonimo libro di Georges Devereux, etnopsichiatra di origine ungherese – ma naturalizzato francese – pioniere nella psicanalisi transculturale e specializzato nell'elaborata cultura amerinda. Ed è proprio Georges uno dei due protagonisti del film, alla prese con la «cura» di un paziente affetto da un inspiegabile malattia psicosomatica, Jimmy Picard, nativo americano reduce della Seconda Guerra Mondiale.

Il film è la storia di un percorso di analisi, di una reciproca scoperta, ma anche del tentativo di mettere in scena la necessità di spostare i confini della conoscenza. Affidato a due attori che più diversi non potrebbero essere (il febbrile Mathieu Almaric e il maestoso e malinconico Benicio Del Toro) «Jimmy P.» ripropone temi e motivi del cinema di Desplechin: le famiglie disfunzionali, i personaggi problematici, la rappresentazione dell'esistenza come giostra infernale, la precarietà degli affetti. Attenzione, però, a non scambiare «Jimmy P.» per un verboso film «psicanalitico» (Hitchcock diceva che i tempi del cinema e quelli della psicanalisi non coincidono mai), perché in realtà – e qui sta la bravura di Desplechin – pur concentrandosi sulla forza drammatica del dialogo tra analista e paziente, il regista francese orchestra la vicenda con un montaggio discontinuo, pieno di inserti surreali, di passaggi irrisolti.

E' così che questo strano “western freudiano” mostra al contempo la sua profondità e la sua leggerezza, rifuggendo un realismo che avrebbe finito per trasformare il film in una vacanza esotica, per aprirsi all'orizzonte indeterminato di metafore fuori dal tempo e dalla spazio.

Regia: Arnaud Desplechin; Interpreti: Benicio Del Toro, Mathieu Almaric; Sceneggiatura: Arnaud Desplechin, Julie Peyr, Kent Jones; Fotografia: Stéphane Fontaine; Musiche: Howard Shore; Montaggio: Laurence Briaud; Scenografia: Dina Goldman; Costumi: David C. Robinson; Produzione: Why Not Productions, Wild Bunch; Distribuzione: Bim. USA, 2013, 116'.

In Toscana è in queste sale: Firenze: Astra 2.

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