Milano, 4 aprile 2014 - 17:13

Father and son

Un giorno Ryota Nonomiya, uomo ricco ed egoista, riceve una telefonata dall'ospedale in cui gli viene rivelato di non essere il padre biologico di suo figlio

di Marco Luceri

shadow

Esiste nel mondo un cinema della «grazia»? Sì, è quello fatto da Hirozaku Kore-Eda, che è riuscito a raccogliere (e a riattualizzare in un contesto contemporaneo) l'eredità di un maestro assoluto del cinema giapponese come Yasujiro Ozu. Questo suo ultimo film, presentato al Festival di Cannes, ruota intorno a un dilemma morale straziante: un giorno Ryota Nonomiya, uomo ricco ed egoista, riceve una telefonata dall'ospedale in cui gli viene rivelato di non essere il padre biologico di suo figlio, un bambino di sei anni. Infatti, al momento della nascita il piccolo è stato scambiato nella culla con il figlio di un'altra coppia.

Ryota e sua moglie Midori, sconvolti dalla notizia, si troveranno di fronte a una difficile scelta: riprendersi il figlio biologico o continuare ad allevare il bambino che hanno cresciuto finora. In che cosa consista la grazia di cui si parlava poc'anzi è presto detto: Kore-Eda affonda la sua cinepresa dentro i sentimenti umani più profondi, avvicinandosi con eleganza e senso della misura a osservare il microcosmo di questa famiglia la cui vita è sconvolta dalla verità. Tutta la vicenda viene raccontata con estremo realismo, fatto di quella cerimoniosità quotidiana, tipicamente giapponese, che probabilmente noi occidentali fatichiamo a capire fino in fondo. Tuttavia essa rappresenta la traccia simbolica che spiega i veri rapporti tra i personaggi e tra essi e la società per intero. La delicatezza del tocco di Kore-Eda, che riconduce i conflitti nell'ambito di queste buone maniere, serve da paradossale contraltare alla precisione con cui il regista giapponese costruisce la geometria delle sue inquadrature. Una semplicità di messinscena che si accompagna a una sapienza dello sguardo tipica di un autore che sta facendo della finezza formale la sua cifra stilistica più importante, per consegnarci, in questo film, il ritratto di un padre che solo alla fine riuscirà a comprendere come l'amore non sia (solo) un fatto di sangue.

PS: Ci occuperemo di «Nymph()maniac» a tempo debito e cioè tra due settimane, quando uscirà la seconda parte del nuovo film di Lars Von Trier. Si spera così di avere le idee più chiare.

Regia: Hirozaku Kore-Eda; Interpreti: Masaharu Fukuyama, Machiko Ono, Yoko Maki; Sceneggiatura: Hirozaku Kore-Eda; Fotografia: Mikiya Takimoto; Montaggio: Hirozaku Kore-Eda; Scenografia: Keiko Mitsumatsu; Produzione: Amuse Inc., Gaga Corporation; Distribuzione: Bim. Giappone, 2013, 120'. In Toscana è in queste sale: Firenze: Fiorella.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ti potrebbero interessare anche articoli correlati
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT