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Corsi a rischio all'Università
Nuove proteste dei ricercatori

«Siamo tanti e se portiamo avanti questa battaglia, all’avvio del prossimo anno, molti corsi potrebbero non essere in condizione di iniziare» ha spiegato il rappresentante Di Cintio

Inizio dei corsi a rischio del prossimo anno accademico negli atenei toscani. I ricercatori universitari toscani, nel quadro delle iniziative di protesta contro il ddl Gelmini, («che non risolve - si legge in una nota - il problema del sottofinanziamento alle università, quello del precariato e nega ai ricercatori il riconoscimento del ruolo docente effettivamente svolto») hanno deciso di «proseguire lo stato di agitazione attraverso la non disponibilità a ricoprire incarichi didattici per il prossimo anno accademico ed ad essere inseriti nei requisiti minimi necessari all’attivazione dei corsi di laurea».

«Si tratta di funzioni aggiuntive e del tutto volontarie, che abbiamo sempre svolto per spirito di servizio in quanto i nostri contratti prevedrebbero solo mansioni di assistenza all’insegnamento: siamo tanti e se portiamo avanti questa battaglia, all’avvio del prossimo anno molti corsi potrebbero non essere in condizione di iniziare» ha spiegato Alberto Di Cintio, ricercatore dell’ateneo fiorentino, che insieme a Enrica Bianchi e Mauro Stampacchia, ricercatori degli atenei di Siena e Pisa, ha presentato l’iniziativa di protesta.

I ricercatori toscani aderiranno alla proposta delle associazioni universitarie di indire una settimana di mobilitazione in tutti gli atenei, dal 17 al 22 maggio, e di individuare per venerdì 21 maggio la giornata di lo svolgimento di una manifestazione nazionale di tutte le componenti universitarie. Nelle università toscane sono complessivamente presenti 5.091 docenti, tra i quali 1.664 professori ordinari, 1.547 associati, 1.853 ricercatori assunti a tempo indeterminato, 157 ricercatori a tempo determinato. «Da troppi anni - ha aggiunto Bianchi - chiediamo che ci venga riconosciuto contrattualmente il lavoro di docenza da noi effettuato, un aspetto puntualmente ignorato pure da questa ultima riforma. Alcuni di noi stanno pensando di adire le vie legali per vederlo garantito, rivolgendosi anche alla Corte Europea».


29 aprile 2010(ultima modifica: 03 maggio 2010)

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