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il reportage

Il pranzo dell'universitario?
Al dopolavoro ferroviario

Gli studenti della Facoltà di Lettere e Filosofia, orfani della mensa di Sant’Apollonia chiusa dai primi di settembre, si adattano come possono. Non senza disagi

Il chiosco di piazza Brunelleschi “val bene” una mensa (chiusa). Non si disperano gli universitari della Facoltà di Lettere e Filosofia, orfani della mensa di Sant’Apollonia chiusa dai primi di settembre per ristrutturazione. O almeno una parte di questi: colazione a sacco («meglio da casa, perché dai fornai si spende una cifra») e pic nic sulle panchine a godersi il sole d’ottobre. Gli altri hanno voluto esprimere il proprio dissenso in una maniera anche troppo eccessiva: imbrattando con la scritta «Rendetevi conto che siete dei figli di...» gli avvisi dell’Azienda del Diritto allo Studio che annunciavano la chiusura della mensa fino a dicembre 2011 (incluso). Nel frattempo dall’Ardsu confermano che giovedì 20 ottobre partirà anche il servizio sostitutivo delle colazioni a sacco, da ritirare (al costo del ridotto, 2 euro e cinquanta) all’ingresso dei locali in via Santa Reparata.

UN PRANZO DA STUDENTE - In attesa della fatidica data, tutti quegli studenti - iscritti a Lettere e Filosofia, Architettura e Scienze della Formazione - che frequentavano abitualmente la mensa di Santa Apollonia, cercano soluzioni alternative per pranzare in maniera veloce e, soprattutto, low cost. Chi non ama i panini al volo nei bar (troppo cari) del centro storico, accetta il “compromesso” di Ardsu Toscana: intraprendere lunghe passeggiate (spesso a passo accelerato, tra una lezione e l’altra) per raggiungere le mense in via Alamanni, il dopolavoro ferroviario, via del Romito e via Thouar (dove ha sede l’azienda pubblica di servizi alla persona Montedomini). Tra questi c’è Laura, studentessa di Teramo iscritta a Lettere Antiche, che segnala «il profondo disagio causato da una chiusura così prolungata dei locali di Santa Apollonia. Io che ho lezione fino alla sera, cenavo all’uscita dalla Facoltà prima di rientrare a casa. Ora non è più possibile». Ai ‘pro’ e ai ‘contro’ di frequentare le lezioni universitarie negli edifici storici del centro cittadino, si aggiungono dunque le «corse per riuscire a fare almeno un pranzo al giorno decente. E, ovviamente, arrivi in via Alamanni e ti tocca pure accettare che i ferrovieri ti passino avanti. Sono loro ad aver diritto di precedenza, mica io che devo tornare in Piazza Brunelleschi!». In più, continua Giulio, studente fuorisede di Architettura «alle 14.15 il servizio mensa chiude. Non si è tenuto conto del fatto che fisicamente uno studente non ce la fa a raggiungere nessuno dei locali sostitutivi per quell’ora se, per esempio, fino alle 13.30 è a lezione in via della Mattonaia». E, quando Niccolò, studente di Storia dell’Arte, si mette nei panni degli enti coinvolti, sottolineando che «in fin dei conti si sono mossi anche velocemente per fornire un servizio sostitutivo», la sua amica Marina gli fa notare che «per essere davvero mense sostitutive, si dovrebbe godere delle stesse agevolazioni che si avevano a Santa Apollonia, compresi i pasti a prezzo ridotto. In questo caso, invece, paghi comunque i 3 euro del pasto completo, a prescindere dalla composizione del proprio vassoio». Chi, però, non ha né voglia né tempo da perdere in corse “contro il tempo”, preferisce “cercare rifugio” nei bar (o nei panifici) vicini all’ Università o, al limite, portarsi il pasto da casa. Come Azzurra, studentessa del Mugello iscritta al primo anno di Archeologia che, non avendo mai visto la mensa Santa Apollonia aperta, non ne sente la mancanza. «Non mi sembra una tragedia, comunque, basta sapersi organizzare!».

LE PROMESSE DELL'ARDSU - «Ci rendiamo conto che si è coperta la sofferenza con un cerotto un po’ più corto – ammette Enrico Carpitelli, dirigente territoriale per Firenze del servizio ristorazione – ma per una questione di contabilità preferiamo fornire il servizio del pasto ridotto solo presso le sedi in cui abbiamo la gestione diretta». Da giovedì 20 ottobre si parte con il servizio sostitutivo della colazione a sacco, in ritardo rispetto a quanto era stato previsto (3 ottobre). «Abbiamo fatto i salti mortali per accelerare i tempi, ma tra le autorizzazioni dell’Asl e altri aspetti burocratici abbiamo avuto dei rallentamenti sull’attivazione del servizio» commenta al riguardo Carpitelli, che aggiunge: «Siamo dispiaciuti per i disagi che la chiusura della mensa ha arrecato agli studenti, ma possiamo assicurare che i lavori procedono velocemente. Il 26 ottobre saremo già in grado di consegnare il locale sottostante le nostre strutture (soggetto alle infiltrazioni d’acqua, ndr) alla Fondazione Toscana Spettacolo, mentre ribadiamo che a gennaio riconsegneremo la mensa ai nostri studenti. Sant’Apollonia è la nostra vetrina, è la mensa storica e l’Azienda ha una maggiore sensibilità su di essa: non c’è alcuna intenzione di prolungarne la chiusura».

Gaetano Cervone
Sonia Muraca
18 ottobre 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA

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1
Un panino no?
24.10|11:16

Ma si questi baldi giovani si facessero un bel panino a casa e una mela, corredati da una bottiglietta d'acqua (naturale, magari, così il ruttino viene evitato), non sarebbe meglio? Ah! dimenticavo: TUTTO anche il panino deve essere garantito dal sistema pubblico e a tariffe possibilmente sessantottesche! Sorry!

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