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LA RICERCA

Arriva il dna (elettronico) sugli oggetti

Il polo scientifico di Sesto Fiorentino ha elaborato un software che consente di inserire un marchio agli oggetti. In difesa del made in Italy

Anche gli oggetti di design possono avere un Dna. E grazie a quest'anima elettronica, in un futuro molto prossimo sarà possibile garantirne la proprietà intellettuale. Il sogno di proteggere l'originalità del design italiano è infatti a portata di mano grazie a una ricerca condotta dalla facoltà di Ingegneria dell'Università degli Studi di Firenze.

Nelle silenziose stanze dell'incubatore universitario del polo scientifico di Sesto Fiorentino, infatti, si lavora per sviluppare la fattibilità di un filone di ricerca nato nel lontano 2002. Dopo aver estratto l'immagine tridimensionale di un oggetto di design, un paio di scarpe, una borsa, un gioiello, è ora possibile inserirvi un Dna elettronico.

Una sorta di codice a barre, scolpito sulla superficie, ma così piccolo da essere invisibile, che ne certifichi indiscutibilmente l'origine. «Le grandi case di design, quando sviluppano un modello, in genere forniscono ai fabbricanti direttamente il prototipo – spiega la dottoressa Francesca Uccheddu, coordinatrice del progetto – In pochi inviano il progetto via email perché il rischio che sia rivenduto a qualche concorrente è troppo alto. Ma spedire il prototipo per posta non dà comunque garanzie. Insomma, si è costretti a basarsi sulla fiducia».

La giovane ricercatrice, 34 anni, spiega le novità del progetto: «Abbiamo sviluppato un software, la tecnologia Watermarking 3D, che ci consente, una volta fatta la scansione tridimensionale del prototipo, di inserire un marchio 'robusto e invisibile' all'interno dell'oggetto virtuale ottenuto – spiega – in questo modo, in caso di contenzioso davanti a un giudice, sarebbe facilissimo risalire alla paternità del design e stabilire a chi appartenga davvero». Sarebbe sufficiente, insomma, analizzare il progetto virtuale e leggerne la targa, il Dna elettronico. Già oggi Watermarking 3D è in grado di funzionare alla perfezione; infatti, all'inizio del 2011, è terminata la fase della ricerca vera e propria, diretta dal responsabile scientifico, il prof. Vito Cappellini, ed è partita la fase due dell'operazione, quella che dovrebbe portare alla commercializzazione del prodotto. Per questo è sulla rampa di lancio la società Inn 3D, uno spin- off accademico, attualmente alla ricerca di un partner privato. Così, ora la palla passa alle grandi aziende di calzature, di pelletteria o di gioielli. Perché l’originalità del made in Italy pretende di essere difesa.

Giulio Gori
27 settembre 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA

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1
Ma per piacere!
04.10|21:18

Voglio proprio vedere se riusciranno a farla ai cinesi scatenati! Avranno gia' escogitato l'arma letale contro il DNA del Made in Italy! Per favore, rendiamoci meno ridicoli!

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