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IL CASO

Università, le felpe (false) al mercato
«Ritirare i marchi non originali»

Il presidente del Museo di Storia Naturale Giovanni Pratesi contro la vendita dei capi non ufficiali

«E' il momento di ritirare dal mercato tutto il materiale a marchio Università di Firenze non originale». La richiesta della lotta al falso (logo) arriva dal prof. Giovanni Pratesi, presidente del Museo di Storia Naturale dell'Ateneo fiorentino con sede in via del Proconsolo. Negli stessi locali dove – al piano terra – da più di due anni l'Ateneo ha aperto il suo University Store, con tanto di magliette, felpe, polo, penne e addirittura ombrelli a marchio «Università di Firenze». Quello originale, naturalmente, con tanto di logo stilizzato presente anche sulle porte trasparenti all'ingresso del locale. Dove i dipendenti giurano di aver visto – qualche volta – addirittura studenti. Naturalmente italiani, perché le migliaia di universitari stranieri a Firenze – abituati, soprattutto quelli di origine anglosassone, a procurarsi la felpa dell'Ateneo dove studiano – i propri acquisti li fanno altrove.

Al mercato di San Lorenzo l'abbigliamento con la scritta «Università di Firenze» si trova in tutte le tinte e su tutti i banconi: diciotto euro il costo delle felpe – dove il logo dell'Ateneo diventa un semplice giglio circondato dalla scritta «studi universitari Firenze» - esposte nell'esercente in Borgo San Lorenzo, esattamente di fronte la chiesa. Sette euro e cinquanta, invece, le t-shirt con le stesse diciture e all'interno del mercato. Nulla a che vedere con il ricamo del logo della versione originale: la qualità (e l'originalità) si paga. Dai venti euro in su per le magliette, trenta per le felpe: questi i prezzi nello store ufficiale. «Bisogna avviare una riflessione seria su questo e sentirò il Rettore per attivare prima possibile azioni riguardo alla tutela del logo, che è un marchio registrato» spiega Pratesi, che avverte: «Non parlerei di campagna prescrittiva, che è un termine che crea malumori. Ma di forma di collaborazione con gli esercenti: se vogliono vendere le magliette dell'Università, che vendano quelle originali».

Le felpe (false) dell'Università di Firenze
  • Le felpe (false) dell'Università di Firenze

Una possibilità - presto allo studio degli uffici legali del rettorato – dai doppi risvolti, le cui conseguenze potrebbero spiegare le ragioni di una campagna anti-falso in ritardo di almeno due anni: «L'Ateneo dovrà anche valutare se puntare all'incremento delle vendite o mantenere l'esclusività dello store per l'acquisto di oggetti a marchio Unifi» sottolinea Pratesi, che sulla sostenibilità economica del negozio – le cui vendite si sono attestate sui 25 mila euro ogni anno - aggiunge: «Un esperimento reso possibile dalla razionalizzazione dei servizi, poiché per lo store utilizziamo locale e personale in principio destinato solo alla vendita dei biglietti per l'accesso al Museo. Diversamente non sarebbe stato sostenibile, tenendo presente anche l'assenza di vetrine che danno sulla strada». E magari anche della scarsa pubblicità che l'Ateneo riserva ai «suoi» prodotti, meno richiesti dai abituali frequentatori dello store, i visitatori del Museo.

Le felpe originali dell'Università di Firenze
  • Le felpe originali dell'Università di Firenze

E' risaputo: è la domanda a creare l'offerta. E così trovano sempre più spazio gli oggetti dalla forte relazione con l'antropologia: «I clienti hanno gradito la nostra scelta e così, pur restando un punto di rappresentanza dell'Università dove è possibile commercializzare gli oggetti, diamo sempre più spazio a prodotti con forti legami con la storia etnologica». E considerando che in un simile contesto gli ombrelli rossi stonano con tutto il resto, in presenza di un nuovo store nessuno in via del Proconsolo farebbe le barricate per tenersi neppure i cappellini Unifi: «C'è un passaggio da compiere molto importante, ovvero dare visibilità agli oggetti creati all'interno dei corsi di design della nostra Università». Se (e in quale store) andranno non è ancora chiaro. E neppure entro quando l'Ateneo possa lanciare la sua campagna contro il falso. Ma soprattutto con quali esiti, considerando gli scarsi successi nella lotta al proliferare di falsi account su Facebook con logo Università di Firenze. Per adesso – magari – in tanti si accontenterebbero di una più efficace pubblicità dei prodotti originali. Non quelli «made in San Lorenzo».

Gaetano Cervone
20 febbraio 2012(ultima modifica: 24 febbraio 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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2
vorrei
23.02|11:09

Vorrei ricordare, che spaccammo a son di fischi e botte quegli insulsi gogliardici, (chissa' perche' erano di dx,ma e' facile intuirlo),personalmente non mi vantavo di essere uno studente universitario ,uno come vorrebbe la tradizione ,che prendera' le redini dello stato,ummm anzi mi sentivo a disagio ,quando salivo nell'autobus la mattina e vedevo coetanei che 8 ore a una macchina andavano,Certo su tutto si puo' parlare della fatica ,del fatto che fossi uno studente lavoratore (saltuario),ma questo non toglieva che le mie mani non avevano cali ,e che fra una lezione e l'altra sollevavo le gonne (specialmente a quelle di lettere),passavo tempo a guardar nuvole nel chiostro di S verdiana , o mi imboscavo nel giardino di s Clemente a pomiciare :Si ci facevamo un mazzo tutti 30 e lode,ma anche quel "lavorare" di gruppo poteva divenire un gioco. OGGI piu' che mai che il dolore del vissuto tende a separarci ,io in giro "vantandomi" di essere un universitario proprio non ne avrei voglia

sara'
23.02|11:09

MA preferisco quelli mande san lorenzo,primo perche' adoro quel mercato ,che effettivamente cosi' come e' ci rappresenta ,e non quella varichina gigliata che il comune vuol trasformare. e poi mi domando chi se le compra, A i miei tempi andavo a lettere ed a architettura perche' c'erano delle lezioni dei corsi dei seminari,e esami tenuti da PROF ,che ti facevano accapponare la pelle , ma quando mai oggi ho visto centinaia di studenti bivaccare 'un ora PRIMA DELLA LEZIONE davanti a quella porta ,correre per essere in prima fila ,per non perdere neanche il movimento del sopracciglio, ecco ci vorrebbero magliette con quei nomi , e non certo quell'insieme di mattoni venusti ,stanze fredde non accoglienza distrazione e dimenticanza verso gli studenti che le FACOLTA' attuano, orgogliosi di cosa?

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