in formazione
Un open day non basta
per decidere sul futuro
Il giudizio qui riportato viene dai sette giovani che hanno realizzato Scuola 2.0, un documento di proposte per migliorare il sistema italiano dell’istruzione
«Gli studenti spesso non sanno cosa chiedere, e non sanno cosa sia utile sapere». Capita, alle ragazze e ai ragazzi che affrontano le iniziative di orientamento universitario: e il giudizio qui riportato viene dai sette giovani che hanno realizzato Scuola 2.0, un documento di proposte per migliorare il sistema italiano dell’istruzione, presentato lo scorso ottobre a Firenze e consegnato al sottosegretario Elena Ugolini in un convegno promosso da Confindustria Firenze. «Deve essere il professore — scrivono — che all’inizio ci indirizza e informa il meglio possibile sulle cose realmente importanti.
Interventi e testimonianze dirette di studenti universitari, così come visite guidate ai laboratori di determinate facoltà e brevi lezioni accademiche, potrebbero essere un valore aggiunto». E magari iniziative più lunghe degli Open Day: «In una giornata nessuno ce la può fare», sostiene Margherita, 19enne matricola di Medicina a Firenze, che racconta di aver passato una mattinata caotica per il «suo» Open Day: «Io avevo ben chiaro che volevo iscrivermi, ma una persona che non avesse avuto le idee chiare secondo me non se le sarebbe chiarite». Un giudizio condiviso da buona parte dei ragazzi intervistati dai loro coetanei, fra cui anche Margherita, per Scuola 2.0: «Sono stato all’Open Day, ed è stato come mi dicevano i miei compagni l’anno scorso, tante persone in un giorno solo e troppe cose che dovrebbero essere dette», racconta Vittorio, liceale fiorentino all’ultimo anno, e anche lui orientato verso l’iscrizione a Medicina. Anche se l’Open Day è stato caotico. «Organizzare incontri diretti — suggeriscono i ragazzi nel documento — tra professori, studenti, neoassunti e piccoli gruppi di interessati anche presso gli istituti scolastici sarebbe forse la modalità migliore per chiarire dubbi e incertezze». Temi importanti, ma che non sembrano molto gettonati in questa campagna elettorale: «Già li ignorano di solito — dice Vittorio — figuriamoci adesso in tempi di crisi economica...».
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