Milano, 18 gennaio 2013 - 10:42

Studiare poi lavorare,
in due città diverse

«Intravediamo il rischio di vedere giovani un po’ frustrati nelle loro aspettative lavorative»

di Leonardo Testai

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C’è una correlazione fra le scelte universitarie dei giovani di Prato (oltre 500 laureati all’anno) e le peculiarità del tessuto economico provinciale, «ma intravediamo il rischio di vedere giovani un po’ frustrati nelle loro aspettative lavorative». Lo teme Paolo Sambo, ricercatore di Asel, istituto di ricerca della Provincia di Prato, che ieri ha presentato a Palazzo Buonamici una ricerca sui percorsi universitari degli studenti per l’Osservatorio scolastico provinciale, da cui emerge che la stragrande maggioranza dei diplomati che proseguono la loro carriera di studio si iscrivono all’Università di Firenze e che le preferenze vanno soprattutto a Ingegneria (15,7%) ed Economia (15,3%).

«Soprattutto su alcune lauree triennali di Ingegneria — spiega il ricercatore — c’è un legame con le scuole di provenienza come l’istituto industriale Buzzi di Prato, che è forte sugli indirizzi tecnologici, e per Economia sono richieste le triennali del polo universitario della stessa città su marketing e internazionalizzazione nel tessile/abbigliamento». Tuttavia, avverte Paolo Sambo, l’orizzonte dei ragazzi e delle ragazze deve essere sempre più aperto e vasto. Anche perché in riva al Bisenzio spesso non pare esserci bisogno di loro: sono solo il 5% delle richieste di lavoro non stagionale, contro una media toscana del 12%, a testimonianza di un tessuto economico che richiede lavoratori con qualifiche più basse. Come ad esempio quelle dei giovani lavoratori stranieri. «Oggi siamo a un momento di svolta per la città di Prato, deve cambiare se vuole trattenere le sue risorse migliori», osserva il ricercatore: se ciò non accadrà, sarà opportuno che i ragazzi guardino più lontano, secondo i loro desideri e le loro attitudini, anche a costo di allentare il proprio legame col territorio e il suo contesto economico. «I giovani già cominciano a ragionare in un’ottica metropolitana — conclude Sambo — e accettano l’idea di vivere a Prato andando a lavorare a Firenze o a Pistoia, ma ci sono anche i pendolari con Roma e Milano: hanno messo in conto che il mercato del lavoro è molto più ampio».

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