Milano, 20 febbraio 2013 - 11:32

Facoltà di scelta (ma senza sbagliare)

Due esempi di workshop di orientamento rivolti ai genitori sono previsti oggi ad Arezzo (liceo scientifico Redi) e domani a Firenze (liceo classico Michelangiolo)

di Leonardo Testai

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U n aiuto per scegliere bene il proprio futuro e valorizzare il proprio talento. A questo servono le iniziative di orientamento messe in campo dalle università italiane, e rivolte agli studenti degli ultimi anni delle scuole superiori. Ma se è vero che i ragazzi e le ragazze scelgono anche confrontandosi con chi sta loro intorno, allora «orientare» i genitori è necessario per prepararli a sostenere nel modo migliore il percorso dei figli, senza condizionarlo in base a criteri lontani dalle attitudini dello studente.

Due esempi di workshop di orientamento rivolti ai genitori quelli previsti oggi ad Arezzo (liceo scientifico Redi) e domani a Firenze (liceo classico Michelangiolo), un’iniziativa organizzata dall’Università Luiss Guido Carli di Roma. Cosa vogliono sapere i genitori? «Di solito chiedono delucidazioni sul come non far perdere tempo ai figli, se far fare loro summer school o iniziative analoghe, se indirizzarli a fare simulazioni di test per capire per cosa sono più portati», spiega Laura Mazzinghi, docente del Michelangiolo, secondo cui babbi e mamme cominciano ad interessarsi alla questione al penultimo anno di superiori, e i ragazzi spesso non hanno le idee chiare nemmeno alla fine del quinto anno: «Anche in sede di esame — dice — quando viene chiesto loro di dire dove andranno, un’alta percentuale risponde ‘‘ancora non lo so’’». Per Stefano Guigli, docente del Castelnuovo di Firenze, «l’elemento più significativo è la preoccupazione: i genitori percepiscono come disorientati i ragazzi, e poco chiari gli sviluppi sociali a cui vanno incontro.

Arrivando da un mondo in cui l’Università costituiva un ‘‘pacchetto’’ che apriva porte, e bastava: la situazione attuale è molto più fluida, e le famiglie sono preoccupate. E guardano con interesse a opportunità di orientamento». Ma bisogna che le iniziative siano efficaci: «Qualche anno fa accompagnavo i ragazzi agli open day — racconta Carla Venè, docente al liceo Chini di Lido di Camaiore — ma l’impressione è che siano sempre troppo affollati per dare sufficienti informazioni. Credo sia più utile accompagnarli a una vera e propria lezione, come abbiamo fatto con gli Atenei di Firenze e Pisa». Importante è creare, con i genitori, un contesto capace di incoraggiare lo studente a scegliere la strada che ritiene più adatta alle proprie attitudini, anche se può essere impegnativa. «Spesso i ragazzi sono spaventati dal non riuscire — afferma Elena Masetti, docente al liceo scientifico Salutati di Montecatini Terme — quando hanno tre, quattro alternative, hanno bisogno di essere incoraggiati nell’avventurarsi in scelte non semplici. A volte subentra la paura di non farcela per una facoltà più impegnativa, e quindi i ragazzi devono essere incoraggiati».

Rimane poi qualche considerazione molto concreta: «I genitori vogliono capire — dice Francesca Dini, preside dell’Itc Fossombroni di Grosseto — se l’investimento universitario per i loro figli, considerato il momento economico drammatico di molte famiglie, avrà buon fine, e se la facoltà che intendono frequentare sia adatta alle loro vocazioni. Quindi cercano di dare consigli in modo tale che l’iscrizione non sia casuale, ma motivata». Ma da parte dei docenti, ci sono anche idee per nuove iniziative dedicate ai ragazzi: «Dovremmo lavorare — spiega Anselmo Grotti, preside del liceo Scientifico Redi di Arezzo — prevedendo in accordo con l’Università degli approfondimenti specifici, nei settori che i ragazzi desiderano conoscere, attraverso aspetti di laboratorio e di competenza, non solo di conoscenza».

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