Milano, 12 maggio 2014 - 18:10

Il decifratore di enigmi

Daniele Metilli, studente del corso di Informatica umanistica dell'Università di Pisa ha decifrato una misteriosa scrittura per commentare un'edizione cinquecentesca dell'Odissea di Omero

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PISA - Ha decifrato una misteriosa scrittura utilizzata per commentare un'edizione cinquecentesca dell'Odissea di Omero e per questo si è guadagnato l'appellativo di «decifratore di enigmi». Daniele Metilli, studente del corso di laurea di Informatica umanistica dell'Università di Pisa, già laureato in Ingegneria informatica al Politecnico di Milano e allievo del primo anno della scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica dell'Archivio di Stato di Milano ha dato una spiegazione scientifica a quei segni utilizzati a margine delle pagine di un'Odissea stampata a Venezia nel 1504.

L'IMPRESA - L'impresa gli ha anche permesso di vincere un concorso indetto dalla Biblioteca dell'Università di Chicago, perchè, spiega una nota dell'ateneo pisano, lo studente trentunenne, originario di Borgomanero (Novara), insieme alla graphic designer Giulia Accetta, «ha intuito che quelle parole a margine dei versi di Omero erano espressione di un sistema stenografico diffuso in Francia nell'Ottocento». Metilli ha allora proseguito gli studi e grazie al web ha scoperto una tabella con un codice che sembrava identico: era quello inventato da Jean Fèlicitè Coulon de Thèvenot (1754-1813) nel tardo Settecento e a lungo in uso proprio nel diciannovesimo secolo. «Le annotazioni - prosegue la nota dell'ateneo pisano - sarebbero per lo più traduzioni in francese di parole e frasi dal testo originale dell'Odissea. I ricercatori italiani hanno risolto il mistero anche grazie a una data leggibile (il 25 aprile 1854) e a un'edizione del 1819, riveduta da un docente di stenografia, N. Patey, disponibile on-line. Aiutati da due traduzioni francesi dell'Odissea di Omero, una del 1842, l'altra del 1854-1866, hanno portato a termine il lavoro di traduzione delle annotazioni prima di tutti gli altri, impiegando poche ore per intuire l'origine dei simboli che contornavano il testo in greco».

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