di PAOLO ERMINI
Ci voleva la sensibilità di due donne estranee al conformismo del politicamente corretto per tentare di ridare a Oriana Fallaci quel che le spetta: il diritto di essere presa e giudicata per come era e per quello che scriveva. A tutto tondo però, facendo cadere appropriazioni indebite e consolidati pregiudizi. Martedì sera alla Pergola è andato in scena «Mi chiedete di parlare…». Sul palco Monica Guerritore, che ha raccolto e realizzato l’idea di Emilia Costantini, giornalista del Corriere della Sera e ispiratrice dello spettacolo, coprodotto dalla Fondazione che affianca il quotidiano di via Solferino.
Tutto si svolge nell’appartamento in cui Oriana abitava a New York: c'è il suo letto, la libreria, la macchina da scrivere. Tra lavori di ristrutturazione che lasciano il monologo in sospeso sul confine tra passato, presente e futuro. Tra la vita e la morte. All’insegna di quella severità che la Fallaci pretendeva dal mondo, e innanzitutto da se stessa. Al centro della storia c’è la sua lunga battaglia di scrittrice e di giornalista. Una battaglia fatta di idee, ma anche di impegno concreto sul campo, contro tutto ciò che contrastava l’obiettivo principale che lei si era dato: combattere ogni forma di sopruso, singolo e collettivo, e di coartazione delle coscienze, per preservare quella democrazia che l’Occidente si è conquistato al prezzo di milioni di vittime nell’inferno della guerra con Hitler. È questo il filo conduttore che unisce l’Oriana staffetta partigiana all’Oriana implacabile avversaria dell’islamizzazione dell’Europa.
Un filo colpevolmente reciso nel furore dello scontro ideologico che ha accompagnato i suoi ultimi giorni, ma che va finalmente ritessuto se non vogliamo conservare della Fallaci solo uno spezzone poco veritiero. Monica Guerritore le ha reso giustizia senza farsi fuorviare da condizionamenti e preconcetti. È andata all’essenza del personaggio e ce lo ha restituito nella sua semplice complessità: «Ha sempre combattuto per la libertà: come poteva essere una di destra?». Riuscirà un’ora di grande teatro ad abbattere il muro che ancora separa una parte di Firenze (e dell’Italia) dalla più grande fiorentina del Novecento? La storia a volte può cambiare anche passando davanti a una quinta...