L'INTERVISTA
Tesi: «Senza soldi, addio ai migliori»
Il rettore e la vicenda del chirurgo Macchiarini chiamato a Firenze ma ancora senza una cattedra. «Non so se riusciremo neppure a chiudere il bilancio 2011. La riforma? Luci e ombre»
«Sei anni fa tutte queste polemiche e un caso Macchiarini non ci sarebbero stati. Il perché è semplice: allora c’erano le risorse. Il vero problema è che già prima c’erano altri ‘‘Macchiarini’’: ricercatori con profili altrettanto eccellenti a livello internazionale che ora rischiano di non veder riconosciuti i propri meriti. Perché ora le risorse mancano». Alberto Tesi parla della tempesta nata intorno all’arrivo, alla possibile fuga, al «resto ma» del grande chirurgo chiamato a Careggi a inizio 2009. Ma per il rettore di Firenze i problemi del merito, dell’autonomia e del rispetto delle regole per l’ingresso dei docenti nelle facoltà è, alla fine, solo un corollario. Il problema «vero» sono i fondi: «Non sappiamo neanche se riusciremo a chiudere il bilancio preventivo 2011. Speriamo nell’impegno preso dal relatore della riforma, il senatore Valditara, per recuperare un miliardo e 300 milioni a favore degli atenei italiani».
Partiamo da Macchiarini. Il caso può essere risolto?
«Abbiamo il blocco del turn over da tre anni: non c’è solo il ‘‘caso Macchiarini’’, c’è un blocco per tanti altri ricercatori meritevoli. Sul chirurgo c’è anche una procedura diversa da seguire, speciale, per la chiamata diretta».
E’ una procedura corretta?
«Sì, ma dobbiamo aspettare che il ministero dia la possibilità di procedere, in base ai finanziamenti».
L’ex assessore alla sanità, ora presidente regionale, Enrico Rossi ha voluto Macchiarini a Careggi. L’Università dunque è chiamata a dare una forma adeguata a questa presenza...
«Macchiarini è essenzialmente un clinico, un ricercatore che opera in una Università ospedaliera. L’Università ha una sua autonomia e guarda a Macchiarini come a ogni fisico o letterato eccellente: poi fa la sua programmazione dando la possibilità alle Facoltà di esprimersi. Solo le Facoltà, infatti, possono entrare nel merito dell’attività scientifica di Macchiarini e di chiunque altro. Se ci sono le risorse, si procede. I parametri per i quali l’Università valuta se chiamare o no un professore si basano solo sull’attività di ricerca documentata. Nel caso di Medicina, c’è un rapporto inscindibile tra ricerca, attività assistenziale e didattica».
Ma le pressioni della Regione su Macchiarini le subite o le condividete?
«Con la Regione, in particolare la facoltà di Medicina, abbiamo un ottimo rapporto: riconosco a Claudio Martini prima e a Rossi ora grande attenzione per le università toscane. Se Macchiarini opera a Careggi è perché hanno voluto così sia la Regione che la Facoltà di Medicina. Ma un discorso è lavorare a Careggi, altro è diventare professore a tempo indeterminato. Le regole sono uguali per tutti, non ci sono scorciatoie».
Insomma, anche ci fossero le risorse...
«È autonomia del Senato accademico decidere chi chiamare, e quindi a cascata decidono le Facoltà. Il rettore non può chiamare Macchiarini se Medicina non vuole».
A Medicina era stata formata una commissione per valutare Macchiarini: la relazione non è mai stata resa nota...
«Io non l’ho ricevuta, non è arrivata al dibattito finale: non conosciamo ancora il finanziamento 2010. Fino ad allora, non possiamo programmare e la Facoltà non può indicarci le sue esigenze».
Quindi lei, ora, non può promettere niente a Macchiarini?
«Al momento no. Ma non c’è nessuna chiusura».
Ma chi ha speso parole con Macchiarini? Qualcuno gli avrà promesso la docenza che lui ora reclama?
«Non lo so».
Merito e regole, un problema non di oggi. Quando non fu accolto il ricorso per proseguire nell’insegnamento, il professor Romagnani dichiarò: «La nostra è una delle poche Università al mondo in cui il merito non è un valore».
«Non è corretto dire che qui il merito non è riconosciuto: quando Romagnani è stato assunto, avranno guardato al merito, no? Ma c’è stato un periodo senza la dovuta attenzione alla selezione del personale. Ci sono stati episodi deprecabili».
C’è ancora da fare, dunque...
«Dobbiamo guardare al futuro. Rispettando la regola principale: scegliere i migliori. Ma in un momento di grande ristrettezza, il merito è, per assurdo, più facile da ottenere. Quando le risorse erano maggiori, c’erano tanti concorsi, probabilmente qualcosa... non ha funzionato».
Allora guardiamo al futuro. Lei che strada vuole prendere?
«Stiamo provando a riaprire la programmazione per qualche posto da professore e ricercatore: una ventina di docenti, qualche decina in più di ricercatori. Stiamo predisponendo meccanismi per rendere più trasparente la scelta su dove, in quali facoltà, far partire i concorsi. Ma il saldo attuale è negativo: ogni anno perdiamo 100 professori».
Cosa le piace e cosa no della riforma dell’Università in discussione alle Camere?
«Mi piace la valutazione, il prerequisito per una oggettivazione dei criteri e del merito. E il maggior ruolo dato ai dipartimenti dà dignità alla ricerca. Non mi piace il centralismo sulla governance, ci volevano linee guida più generali, le Università non sono tutte uguali. E poi, non sono d’accordo sui ricercatori: vanno a esaurimento, mentre a quelli meritevoli, che sono il futuro della ricerca e dell’Univesità, va garantita una carriera. Ma qualunque riforma, se non finanziata, rimane lettera morta. Mentre noi vogliamo sviluppare il nostro ateneo, investire sui giovani».
A settembre i ricercatori per protesta interromperanno la docenza.
«La protesta non è solo dei ricercatori, ma dell’Università tutta. Vedremo responsabilmente come comportarci. Perché dobbiamo arrecare il danno minore possibile alla nostra altra ricchezza: gli studenti».
Marzio Fatucchi
02 agosto 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
a me sembrano solo scuse
Se il problema e' solo di soldi, perche' il giudizio sul curriculum e' ancora in sospeso? L'attuale cattedratico che ha compiuto 70 anni ad aprile riceve lo stipendio? Perche' non e' andato in pensione lasciando il posto a uno piu' giovane e attivo? O quando andra' in pensione -visto il blocco del turnover- si chiudera' la scuola di specializzazione? Vista da fuori, mi sembra la tattica che si usa quando in un concorso pubblico arriverebbe primo quello che non e' il vincitore designato: si mette tutto nel cassetto e si insabbia; poi si fa un nuovo concorso alla vigilia di Natale o di ferragosto, in modo da agevolare la presentazione di un'unica domanda (quella del vincitore designato). Secondo me il curriculum di Macchiarini avrebbe stracciato quello di chiunque altro, ed esprimere pubblicamente un giudizio negativo era pericoloso perche' esponeva al rischio di ricorsi. Cosi' si tiene in sospeso tutto, si continua a parlare genericamente di "Altri ricercatori altrettanto bravi" senza mai fare un nome (cosi' nessuno puo' fare veramente un confronto obbiettivo), e si fa passare il tempo finche' c'e' la scusa della finanziaria o finche' l'indesiderato si stufa e va da un'altra parte. Per poter poi dire: "Noi lo volevamo, e' lui che se n'e' andato!". Ma non si puo' prendere in giro per un anno e mezzo uno che ha solo l'imbarazzo della scelta su dove andare. E quando lui dice pubblicamente come sono andate le cose fare gli offesi e cominciare a calunniarlo.
perche' raccontare storie?
Se anni fa c'erano i fondi? Sei anni fa Macchiarini, anche se avesse partecipato a un concorso sarebbe stato bocciato perche' gli anni di insegnamento all'estero sarebbero stati valutati nulla, o inventando qualche altra scusa, magari che ogni tanto ha difficolta' a parlare in italiano e infila nel discorso qualche parola o costrutto inglese, francese, tedesco o spagnolo... Macchiarini poteva rientrare facilmente -volendolo davvero- nel 2009 con la legge 1/2009 che autorizza alla chiamata "per chiara fama", col solo limite del finanziamento. Ma che non ci fossero soldi si sapeva o no un anno e mezzo fa, quando e' stato chiamato? E allora perche' chiamarlo?
egregio signor rettore...
...credo che lei soffra di amnesia contabile. Può spiegare ai contribuenti PERCHE' l'università di Firenze ha una voragine al posto del bilancio tanto da rischiare il commissariamento? Credo che prima di tutto per la carenza di soldi lei e i suoi predecessori dobbiate fare autocritica e un bell'esamino di coscienza. Dopo magari potete anche incominciare a parlare di un Governo che ha la sola responsabilità di porre un freno a sprechi e soldi buttati via come se fossero bruscolini. Piuttosto, lei, come solidarietà ai ricercatori, si è tagliato lo stipendio? A proposito, quanto guadagna? Sarebbe utile saperlo, no? Da un censore e moralizzatore ci aspettiamo che guadagni cifre non superiori ai 2.000 euro.
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